martedì 23 giugno 2009

Racconti

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2 commenti:

  1. NOTTE DI RIMORSI (parte prima)
    Antonio era pronto a sostenere una discussione, ad ammettere il suo errore ed affrontare la rabbia di Marco, ma quando riuscì ad individuarlo nella stanza, quello che vide gli fece piombare addosso la paura.
    Era una paura assoluta e per cacciarla via doveva dubitare di se stesso e di quel che vedeva, guardava Marco seduto immobile, apparentemente assente al mondo, non aveva risposto quando aveva suonato alla porta e neanche quando, una volta entrato con le proprie chiavi, lo aveva chiamato; poi spostava lo sguardo sulla pistola poggiata davanti a lui sul tavolino, non si era mai reso conto di quanto fosse orribile quell'oggetto.
    I pensieri che aveva ora gli mettevano paura ma ancora di più quelli di Marco e aveva paura di fare la cosa sbagliata senza avere il tempo di fermarlo, voleva gridare, ma sapeva di dover mantenere la calma.
    Si avvicinava lentamente chiamandolo per nome con un tono di voce che non usava più da molto tempo; lo chiamava così quando tornava a casa e lui era così preso dai suoi giochi da non accorgersene o quando la mattina cercava di svegliarlo, così piccolo in quell'enorme letto che ora invece riempiva tutto.
    Lo sguardo di Marco era fisso sul pavimento, Antonio era disperato, lui lo aveva gettato in quello stato e averlo fatto per amore non lo giustificava, voleva trovare le parole giuste ma non sapeva quali fossero, riuscì solo a dire
    -Aiutami- in quell'unica parola c'era tutta la sua disperazione ed il suo amore e quel senso di incapacità che prova un padre quando vorrebbe aiutare un figlio.
    Marco si sentì spinto verso la superficie come se stesse riemergendo da acque profonde, era confuso, non capiva chi aveva chiesto aiuto proprio a lui che si sentiva tanto inutile e vuoto -Papà? Che ci fai qui?- si ricordò della pistola solo ora, che vedeva il padre afferrarla, come se fosse viva e potesse scappare, con il volto tanto sconvolto da farlo sentire in colpa.
    Lo vide gettare quello strumento fuori e pensò ad un soldato che getta una bomba prima che esploda; ma perché gli stava chiedendo perdono?
    -Ti ho mentito. Fabia è una brava ragazza, non è vero niente...pensavo non fosse adatta a te e volevo che la lasciassi, non credevo di farti tanto male... perdonami! Ero venuto a cercarti, per dirti la verità... ma non credevo...- piangeva, non aveva mai visto suo padre piangere neanche ai funerali dei nonni -Torniamo a casa. Forse non mi parlerai per il resto della vita. Voglio solo il tuo bene - Marco aprì la bocca e si mise ad urlare, un urlo che gli usciva dalla pancia, era li dentro da tanto tempo e sembrava non finire, Antonio si copriva le orecchie e sembrava rannicchiarsi.

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  2. NOTTE DI RIMORSI (parte seconda)
    Fabia era delusa, Marco non aveva voluto parlarle e si chiedeva ancora per quale motivo l'avesse lasciata, lo aveva cercato anche nella sua casa al mare senza trovarlo ed ora, sul treno per tornare a casa, si chiedeva se per tutto il tempo non l'avesse ingannata, forse era stato solo uno stupido gioco che fanno i ragazzi annoiati dal loro mondo dorato, ma non poteva crederci, se fosse stato come i suoi amici, lei non lo avrebbe neanche guardato, ed invece di lui l'aveva colpita proprio l'insolita sensibilità e insicurezza. Ripensava a quando erano capitati vicini sul pullman e per la prima volta l'aveva visto ridere, lui sempre così serio e composto. Ma i suoi pensieri furono interrotti dal passaggio nel corridoio di un uomo che rabbiosamente parlava da solo, lei era seduta lato finestrino ma la signora accanto a lei istintivamente si era scostata urtandole il braccio e commentando le chiese scusa.
    Mancava poco alla stazione e si chiedeva cosa avrebbe dovuto fare, ma di colpo tutto svanì.
    L'uomo rientrò nel vagone urlando infuriato e cominciò a sparare alla cieca, vide il sangue sgorgare dalla gamba della sua vicina e mentre si abbassava per ripararsi ci mise sopra una mano sperando di fermarlo, ora tutti urlavano. Era sovrastata dall'idea della morte.
    Antonio lo aveva riportato a casa, alla tempesta era seguito un silenzio assordante, Marco dopo aver provato a chiamare Fabia era crollato nel letto. Antonio invece non riusciva a dormire, oltre al dolore per essersi reso conto di aver sbagliato, si era aggiunto il pentimento di aver gettato la pistola che poteva cadere in mani sbagliate. Proprio in quel momento alla televisione, accesa per distrarsi, davano un servizio in diretta, su una sparatoria avvenuta sul treno locale proveniente dal mare, un brivido lo scosse e sperò vivamente che la pistola usata non fosse la sua. Poi vide lei,sullo sfondo, sporca di sangue.
    Al pronto soccorso si arrabbiò con un infermiera che non voleva dargli notizie non essendo un parente, ma Marco la trovò comunque. La morte aveva corteggiato lui ed accarezzato lei, ma forse lo aveva fatto per uno scopo diverso dal portarli via e tutto ora aveva un aspetto diverso, le cose importanti erano più intense ed il resto scolorava via. Vedeva il padre parlare con un poliziotto dell'arma gettata e si accorse di provare ammirazione per quello che stava facendo e capì quanto coraggio aveva avuto nel dirgli la verità, sapendo che poi lo avrebbe odiato e poi guardando Fabia si chiese perché non era andato subito da lei a chiederle spiegazioni.

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